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GEOSISTEMA

Il Geoparco dell’Aspromonte si trova nella parte meridionale di tutto l’Arco Calabro Peloritano, ovvero della catena montuosa compresa tra quella del Pollino a Nord, detta linea di San Gineto e quella dei Nebrodi in Sicilia, lungo la linea di Taormina. La sua posizione è legata ancora oggi dalle vicende geologiche del Mediterraneo, dunque da spinte e collisioni tra la Placca Africana e quella Europea.

Unità dell’Aspromonte: L’unità intermedia è la più antica e risale ad oltre 500 milioni di anni fa, anch’essa costituita da rocce metamorfiche quali graniti, gneiss, marmi ed anfiboliti, trasformate da rocce sedimentarie e magmatiche. La zona di contatto tra l’unità di Polsi e l’unità dell’Aspromonte ha generato le miloniti, deformazioni di tipo duttile risultato dell’accavallamento tra le due unità, circa 30 milioni di anni fa

Unità di Stilo: Giace sopra l’Unità dell’Aspromonte, è la parte più visibile poiché quella più affiorante, risale all’Era Paleozoica ma racconta una ulteriore differente storia geologica rispetto alle altre due unità, con presenze di microfossili a parete organica e fossili del Cambriano. E’ possibile scoprirla nelle zone di Canolo, Palizzi e Palizzi Marina. Le rocce a contatto con l’unità sottostante, quella dell’Aspromonte, si chiamano cataclasiti, di dimensioni piccolissime per le deformazioni subite dalle enormi forze in gioco.

Unità di Stilo-Capo d’Orlando: Giace sopra tutte le altre, trattasi di una successione sedimentaria più recente ed è costituita prevalentemente da arenarie e conglomerati, fanno parte ad esempio, di questo segmento stratigrafico, il Monolite di Pietra Cappa e tutta la Valle delle grandi Pietre.

E’ costituito da più Unità Geologiche, ognuna con una differente storia, partendo alla più profonda troviamo:

Unità di Madonna di Polsi: L’unità più profonda, ben visibile nella zona del Santuario di Polsi, a San Luca, a Samo, Africo Vecchio e Cardeto, è costituita da rocce metamorfiche quali , filladi scisti anfiboliti e marmi, derivanti da fusioni tra preesistenti rocce sedimentarie e vulcaniche dette protoliti, già trascinate a trenta chilometri di profondità e trasformate nelle rocce attuali.

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